Eugenio Calò
di Giovanni Baldini, 14-7-2003, Creative Commons - Attribuzione 3.0.
Medaglia d'Oro al Valor Militare, alla memoria
Monumenti che nominano Eugenio Calò:
- Lapide dei partigiani caduti del comune di Firenze - Firenze
- Monumento ai caduti della provincia - Arezzo
- Monumento dell'eccidio di San Polo (*) - San Polo, Arezzo
- Monumento della sinagoga - Firenze
- Sacrario dei partigiani fiorentini - Rifredi, Firenze
I monumenti segnati con l'asterisco si trovano sul luogo dell'accaduto
Eugenio Calò era nato a Pisa il 2 luglio 1906 ma si era trasferito ancora ragazzo ad Arezzo dove per mantenere sé e la propria famiglia aveva aperto una piccola officina per macchine agricole.
Sia lui che la moglie erano di religione ebraica, all'indomani della promulgazione delle leggi razziali Calò portò la famiglia a Vicchio nel Mugello ma vennero comunque catturati. Eugenio riuscì a scappare all'ultimo momento mentre la moglie e i figli vennero prima portati a Firenze e poi a Mauthausen. All'arrivo al campo di concentramento, il 23 maggio 1944, Carolina Calò e i quattro figli (il più piccolo nato nei vagoni piombati durante il tragitto) vengono immediatamente avviati alle camere a gas.
Eugenio riuscì a trovare scampo alle persecuzioni al confine fra la provincia di Arezzo e l'Umbria dove fu il principale organizzatore di uno dei battaglioni della Brigata "Pio Borri". Efficiente e instancabile nello svolgere il suo compito di collegamento fra i vari comandi partigiani non si sottrasse al dovere neppure quando, appena scampato ad un rastrellamento, gli venne richiesto da parte del comando inglese di far giungere direttive al comando della Brigata "Pio Borri", acquartierata sull'Alpe di Poti nei pressi di Arezzo.
Esausto riuscì appena a arrivare a destinazione che assieme ad altri 29 fra partigiani e civili venne catturato durante l'ennesimo rastrellamento tedesco.
Era il 14 luglio 1944, i tedeschi portarono i prigionieri a San Polo, qui vennero percossi fino allo sfinimento, gettati in delle fosse ancora vivi e sepolti. Con loro vennero sepolte anche cariche esplosive, fatte brillare poco dopo.
Dal referto dei medici che presenziarono al disseppellimento:
… Nella seconda fossa sono stati rinvenuti dei cartocci di gelatina inesplosi e pezzi di miccia sufficienti a darci la spiegazione del maciullamento di alcuni cadaveri … Si dà atto infine che nessuna vittima presenta tracce di ferita d'arma da fuoco né lesioni tali da far supporre una causa o concausa determinante la morte.
Su Wikipedia è presente una biografia, inoltre su Google Video è visibile un filmato intitolato La Storia di Eugenio Calò.
Medaglia d'Oro al Valor Militare, alla memoria
Rispose pronto al grido della Patria; sapendo moglie e figli catturati, antepose all'amore per la famiglia la fede profonda negli ideali, supremi valori di libertà e di giustizia. Organizzatore e animatore instancabile, pur menomato nel fisico, dette tutto se stesso al consolidamento dei reparti partigiani, affrontando intrepido disagi gravissimi e rischi continui. Combattente, vicecomandante di Divisione partigiana affermava doti altissime di coraggio e di sprezzo del pericolo che specialmente brillarono nell'attraversare le linee germaniche con un folto gruppo di prigionieri che stavano per essere liberati, e consegnarli alle avanzanti truppe alleate. Catturato durante un attacco di sorpresa, interrogato e seviziato ferocemente conservò il più assoluto silenzio. Il nemico furente ne sotterrò il corpo ancor vivo. Esempio fulgido di dedizione totale alla grandezza d'Italia.
Arezzo, ottobre 1943 -14 luglio 1944.
Bibliografia
- Ebrei a Firenze
Persecuzione e Resistenza -
a cura di M. Giovanna Bencistà, Silvano Priori, Giovanni Verni
ANFIM - Amministrazione Provinciale Firenze, 2004