Rocco Caraviello
di Giovanni Baldini, 30-8-2007, Creative Commons - Attribuzione 3.0.
Monumenti che nominano Rocco Caraviello:
- Lapide dei partigiani caduti del comune di Firenze - Firenze
- Monumento a Cox e Caraviello (*) - Serpiolle, Firenze
- Sacrario dei partigiani fiorentini - Rifredi, Firenze
- Sacrario di Campo di Marte (*) - Campo di Marte, Firenze
I monumenti segnati con l'asterisco si trovano sul luogo dell'accaduto
Qui di seguito si riporta la trascrizione di un documento dattiloscritto che porta il timbro della Federazione Comunista Fiorentina, la firma di Giuseppe Rossi e la data 4 Marzo 1945.
Rocco Caraviello
di Ciro e Anna Avitabile, nato a Torre Annunziata il 21 Ottobre 1906.
Ancora giovane entrò nella vita politica come militante nella Federazione Giovanile Comunista alla quale rivolse tutto l'ardore ed il suo entusiasmo giovanile e della quale fu Segretario per la Campania.
Nello stesso anno si adoprò perché tutti i giovani potessero riunirsi a Congresso. Ma la sua attività, in questo periodo che precedé di poco le leggi eccezionali, era nota alla polizia e su di lui si riversò fra i primi, la reazione. Difatti, egli che con tanta cura aveva preparato questo Congresso di giovani, non vi poté partecipare perché subì il suo primo arresto. Perquisizioni, arresti ecc. furono gli effetti della sua instancabile attività di organizzatore e di propagandista.
Nel 1926 fu chiamato a prestare servizio militare. Il suo lavoro iniziato fra i giovani operai proseguiva ora fra gli stessi giovani soldati. Nel 1927, ritornato alla vita civile, collaborò con altri compagni alla redazione di un giornale clandestino: fu arrestato e deferito al tribunale speciale del quale rimase a disposizione per diversi mesi ma non fu condannato perché non esistevano prove sufficienti contro di lui.
La sua accanita opposizione al fascismo, allora trionfante, gli precluse ogni via aperta al lavoro perché non volle mai iscriversi, pur subendo persecuzioni e minacce, neppure ai sindacati fascisti. Egli preferì vivere una vita misera e stentata anziché inquadrarsi in una di quelle organizzazioni che egli riteneva, già allora, contrarie agli interessi dei lavoratori; egli volle sempre essere di esempio e di incitamento ai compagni di lotta. Finché la vigilanza serrata che la polizia esercitava su lui che gli impediva di svolgere la sua attività, lo costrinse ad abbandonare, con la famiglia, Napoli per rifugiarsi a Firenze nel 1936, dove egli sperava di trovare maggior sicurezza e possibilità di lavoro.
Nella nostra città, senza alcun collegamento, conoscenze ed amicizie con compagni e parenti, dotato solo di una certa esperienza, di una grande fiducia nella massa dei lavoratori e di un grande attaccamento al Partito dedicò gran parte del suo tempo a sviluppare e rafforzare la sua cultura politica, allo studio della situazione nuova che trovava e ad allacciare relazioni con operai e di nuovo ad organizzare gruppi di compagni, impartire direttive e chiarire le idee.
Quando cominciò a delinearsi la caduta vergognosa del fascismo, egli si dedicò interamente a compiti di organizzazione, di propaganda e di agitazione fra le masse affinché queste si preparassero ad entrare nella vita politica italiana, ed il 25 Luglio, il giorno in cui si realizzò il grande avvenimento tanto da lui preparato ed atteso, alla testa di una colonna di circa 3000 dimostranti percorse le vie del centro inneggiando all'Italia ed alla riconquistata Libertà.
La legalità gli dette modo di svolgere la sua attività con maggior possibilità e sicurezza: cominciò allora ad organizzare Commissioni Interne, cellule di fabbrica ecc. Con l'occupazione della nostra città egli dové ritornare nella illegalità. Nel periodo della lotta aperta ed armata contro i nazifascisti quando cominciarono a costituirsi le prime formazioni partigiane ed egli ebbe l'incarico dal Partito di procedere ad organizzare questa nuova forma di lotta in Italia, egli fu l'organizzatore e l'animatore di una delle prime formazioni partigiane. Contemporaneamente a questo egli adempiva ad un lavoro di organizzazione di squadre anche in città. Ricerca di armi, munizioni e di tutto quanto era necessario alle formazioni partigiane ed alle squadre in città furono il suo nuovo orientamento di lavoro.
Quando furono costituiti i primi G.A.P. egli vi partecipò direttamente sia come organizzatore che come partecipante ad azioni con parte non secondaria, nelle quali si distinse per la sua audacia, per la presenza di spirito e per il suo valore.
Per le sue qualità ed inclinazioni egli preferiva questo genere di lotta ed alla organizzazione dei G.A.P. egli dette tutto quanto poté dare.
Nel pieno fervore del suo lavoro cospirativo egli cadde, il 19 Giugno 1944, nelle mani delle S.S. italiane e da esse fu barbaramente ucciso assieme alla moglie e ad un cugino, lasciando quattro figli; la feroce impotenza nazifascista si scagliò su i suoi congiunti quasi volessero cancellare in essi il ricordo del caro compagno.