Le stragi di Sant'Anna di Stazzema
di Giovanni Baldini, 15-4-2004, Creative Commons - Attribuzione 3.0.
Questa storia si svolge nel comune di Stazzema (LU).
Monumenti che si riferiscono a questi fatti:
- La chiesa di Sant'Anna di Stazzema (*) - Sant'Anna, Stazzema (LU)
- La piazza di Sant'Anna di Stazzema (*) - Sant'Anna, Stazzema (LU)
- Lapide a Pardini - Sant'Anna, Stazzema (LU)
- Lapide dei fucilati sul Baccatoio - Valdicastello Carducci, Pietrasanta (LU)
- Lapide del museo di Sant'Anna di Stazzema - Sant'Anna, Stazzema (LU)
- Lapide e busto a Don Lazzeri (*) - Pontestazzemese, Stazzema (LU)
- Monumento alle vittime delle stragi di Apuania - Massa
- Monumento del quarantesimo dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema - Sant'Anna, Stazzema (LU)
- Monumento della Linea Gotica (*) - Strettoia, Pietrasanta (LU)
- Ossario di Sant'Anna di Stazzema - Sant'Anna, Stazzema (LU)
- Sacrario della Croce Rossa - Pietrasanta (LU)
- Via Crucis di Sant'Anna di Stazzema - Sant'Anna, Stazzema (LU)
I monumenti segnati con l'asterisco si trovano sul luogo dell'accaduto
All'alba del 12 agosto 1944 un reparto di SS che conta circa 300 effettivi e comandato del maggiore Walter Reder sale da tre direzioni diverse verso Sant'anna di Stazzema.
A cominciare dalle frazioni sparse nel territorio attorno per poi convergere a Sant'Anna i tedeschi, guidati e coadiuvati da fascisti pratici dei luoghi, mettono in atto un sistematico massacro.
Sui motivi di questa vasta operazione non è mai stata fatta chiarezza. Fra le molte cose che sono state dette vi è l'accusa che Sant'Anna e i monti che la sovrastano fossero stati interessati da intensa attività partigiana, ma è falso: l'otto di agosto le formazioni di stanza sul monte Gabberi si erano già spostate altrove, fatto noto ai tedeschi che nello scontro di Farnocchia avevano falcidiato le ultime retroguardie partigiane. Anche la storia della "zona nera" (ovvero di zona sottoposta a sfollamento) non rispettata genera molti dubbi: vaghe notizie che Sant'Anna fosse dentro una di queste aree si erano diffuse prima del giorno 5, ma ordini precisi non ce ne erano stati e una delegazione di paesani tornò dal Comando tedesco con sufficienti rassicurazioni.
L'unica spiegazione a tutt'oggi plausibile è la tattica del terrore, applicata con metodo in più occasioni e che in Italia raggiunse l'apice a Marzabotto con 1836 vittime civili. Tattica ampiamente utilizzata dai tedeschi soprattutto nelle nazioni fra Germania e Russia e non è forse un caso che Walter Reder, prima di arrivare in Italia, combattè in Polonia e sul fronte Russo.
E' inutile elencare le incredibili violenze che i nazisti applicarono sulle persone incontrate sia prima che dopo la loro morte, riportiamo solamente la testimonianza di Don Giuseppe Vangelisti che guidò un gruppo di uomini a seppellire i resti degli uccisi:
Quando arrivai io, nel pomeriggio del giorno 13, trovai intorno alla croce di marmo che si erge sulla piazza medesima un gran cumulo di cadaveri arrostiti, irriconoscibili. Durante il loro seppellimento, che feci il giorno appresso, mediante l'opera misericordiosa di trentadue uomini, non potei tener conto che dei teschi, risultando in numero di 132, in quanto i cadaveri non erano ormai che un orripilante ammasso di carname in avanzata putrefazione. Furono distinti soltanto i cadaveri di 24 donne e i teschi di 32 bambini.
Alla fine del giorno 12 si contarono 560 morti, molti più degli abitanti del piccolo borgo e delle frazioni vicine. Infatti con l'avvicinarsi del fronte alle zone di Viareggio molti sfollati salirono verso i paesini apuani, e in particolare a Sant'Anna stazionavano già dall'inizio del mese anche gli sfollati di Farnocchia.
A sottrarsi al massacro furono soltanto alcuni uomini: sempre all'erta per paura di venir rastrellati e finire a scavar trincee non si fecero sfuggire le segnalazioni tramite bengala che i tedeschi avevano usato per sincronizzare gli attacchi dalle diverse direttrici. Si precipitarono nei boschi per scansare il lavoro coatto lasciando le mogli nelle case convinti che a loro e ai loro figli più piccoli non sarebbe accaduto niente.
Di quelli che si trovarono sul cammino dei tedeschi quasi nessuno sopravvisse, solo un pugno di bambini che in luoghi diversi ebbero la fortuna di essere ben nascosti dalle madri o di venir protetti dalle raffiche dai corpi dei familiari caduti su di loro.
Dell'episodio del massacro della piazzetta di Sant'Anna sono da citare due fatti: per prima cosa il sacrificio di Don Innocenzo Lazzeri, trentatreenne parroco di Farnocchia, che rifiutando l'invito del padre a fuggire decise di restare con i suoi parrocchiani. Quando già ardeva il rogo dei cadaveri Don Lazzeri venne falciato da una raffica dei tedeschi mentre dispensava le ultime benedizioni.
L'altro fatto è il ritrovamento di un soldato tedesco morto: potrebbe essere la testimonianza di un atto di disobbedienza, cosa rara ma con molta probabilità accaduta anche altrove (vedi i casi di Palazzaccio d'Arceno e Civitella in Val di Chiana).
Bibliografia
- Passi nella memoria
Guida ai luoghi delle stragi nazifasciste in Toscana -
di Paolo De Simonis
Carocci, 2004
ISBN 88-430-2932-0