Don Giuseppe Bertini

di Giovanni Baldini, 14-7-2003, Creative Commons - Attribuzione 3.0.

Medaglia d'Oro al Valor Militare, alla memoria

Monumenti che nominano Don Giuseppe Bertini:
- Lapidi della chiesa di Molina - Molina di Quosa, San Giuliano Terme (PI)
- Obelisco ai caduti di Molina - Molina di Quosa, San Giuliano Terme (PI)
- Parco della Resistenza del Monte Brugiana - Bergiola Maggiore, Massa

I monumenti segnati con l'asterisco si trovano sul luogo dell'accaduto

Giuseppe Bertini venne ordinato sacerdote nel 1941, divenne parroco di Molina di Quosa nel 1943.

Nei mesi della guerra la sua casa divenne un rifugio abituale per chi fuggiva i nazifascisti e affrontava continui e pericolosi spostamenti alla ricerca di vettovaglie e vari generi di conforto per i suoi parrocchiani.
Tutta questa attività lo rese sospetto. Il 31 agosto 1944 Molina di Quosa venne coinvolto in un rastrellamento e Don Bertini si offrì volontariamente ai tedeschi, sperando così di evitare la perquisizione della sua casa, dove si nascondevano alcuni uomini.

Venne dapprima obbligato a portare numerose casse di munizioni e ad altre fatiche, poi fu condotto al carcere del Castello Malaspina.
Fu pesantemente interrogato, poi cercarono di obbligarlo a dichiarare che gli uomini rastrellati con lui appartenevano alla resistenza. Al suo rifiuto la sua sorte fu decisa.

Don Bertini fu fucilato a Quercioli di Massa il 10 agosto 1944.

Medaglia d'Oro al Valor Militare, alla memoria

Nominato parroco di una borgata nel settembre del 1943, dedicò tutte le sue giovani energie all'alto ministero. Durante il periodo più burrascoso dell'occupazione nemica, incurante del gravissimo rischio personale, si prodigò incessantemente e infaticabilmente - tra i continui bombardamenti e gli spietati rastrellamenti - in mirabile opera di assistenza materiale e spirituale: organizzò servizi di raccolta di pane e viveri, aiuto i partigiani, curò feriti, accorse dove maggiore era il pericolo, perché al suo gregge non mancasse il conforto della sua parola e dei sacramenti. Arrestato dall'invasore, venne sottoposto a maltrattamenti e sevizie, che sopportò con dignità ed eccezionale fermezza; affrontò, infine, con esemplare serenità e sublime coraggio, il plotone di esecuzione, pronunciando parole di perdono per i suoi carnefici.

Bibliografia

Documenti della Resistenza Pisana
conservati da Giorgio Vecchiani
a cura di Comune di Pisa, A.N.P.I. di Pisa
2003

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