Don Libero Raglianti

di Giovanni Baldini, 14-7-2003, Creative Commons - Attribuzione 3.0.

Medaglia d'Oro al Valor Militare, alla memoria

Monumenti che nominano Don Libero Raglianti:
- La chiesa di Sant'Anna di Stazzema (*) - Sant'Anna, Stazzema (LU)
- Lapide e busto a Don Lazzeri (*) - Pontestazzemese, Stazzema (LU)
- Lapidi della chiesa di Valdicastello - Valdicastello Carducci, Pietrasanta (LU)
- Monumento a Don Raglianti - Valdicastello Carducci, Pietrasanta (LU)
- Monumento del Ponte di Ripafratta (*) - Filettole, Vecchiano (PI)
- Sacrario della Croce Rossa - Pietrasanta (LU)

I monumenti segnati con l'asterisco si trovano sul luogo dell'accaduto

Nato a Cenaia in provincia di Pisa, Libero Raglianti venne ordinato sacerdote nel 1938 e dal 4 agosto 1940 fino al 12 agosto 1944 fu responsabile della pieve di Valdicastello in Versilia.

Don Raglianti era sempre stato di vedute ampie e che interpretava il sacerdozio in un senso molto pratico, insomma un uomo d'azione e con pochi peli sulla lingua. In più di un'occasione si trovò a criticare dal pulpito il regime fascista.
La situazione precipitò con l'arrivo del fronte e con il conseguente sfollamento del litorale versiliese: Valdicastello si ritovò in pochi giorni a dover ospitare e sostenere oltre venticinquemila persone.
Il perno dell'organizzazione fu proprio don Libero Raglianti, con lui il chierico salesiano Renzo Tognetti, attivo come collegamento con la formazione partigiana "Bandelloni".

Il 13 agosto 1944 la zona venne interessata da un rastrellamento. Le stesse truppe tedesche che il giorno prima si erano rese responsabili della strage di Sant'Anna di Stazzema arrestarono in paese circa una trentina di uomini, incluso don Raglianti.
Ma il sacerdote venne presto diviso dagli altri e portato alle scuole di Nozzano, sede del tribunale speciale tedesco. Un luogo da cui spesso si usciva esclusivamente per andare incontro al plotone d'esecuzione.

Per sedici giorni fu sottoposto a torture e interrogatori.
Don Raglianti, incapace di tenersi in piedi dopo le vessazioni subite e con il viso sfigurato, fu fucilato il 29 agosto 1944 a Laiano di Filettole, sul suo corpo venne lasciato scritto "Bandito che ha attentato alle truppe tedesche".

Medaglia d'Oro al Valor Militare, alla memoria

Esercitò il ministero sacerdotale con rara abnegazione, sempre svolgendo opera generosa ed altruistica per il bene dei suoi parrocchiani. Durante l'occupazione nemica, con umile eroismo, soccorse sfollati, accolse con carità cristiana perseguitati e feriti, si prodigò in innumerevoli iniziative per salvare il suo gregge e alleviarne le sofferenze. Diffidato dall'invasore, volle continuare con sprezzo del pericolo, nella sua opera esemplare; catturato, sopportò, con silenzioso coraggio torture e sevizie, affrontando serenamente la morte.
Fulgido esempio di amore sacerdotale, spinto fino al sacrificio cosciente della vita.

Bibliografia

Documenti della Resistenza Pisana
conservati da Giorgio Vecchiani
a cura di Comune di Pisa, A.N.P.I. di Pisa
2003

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