La presa di Monterotondo Marittimo
di Giovanni Baldini, 27-9-2004, Creative Commons - Attribuzione 3.0.
Questa storia si svolge nel comune di Monterotondo Marittimo (GR).
Monumenti che si riferiscono a questi fatti:
- Lapide a Gallistru - Campiglia Marittima (LI)
- Lapidi del municipio - Massa Marittima (GR)
- Monumento ai caduti - Monterotondo Marittimo (GR)
I monumenti segnati con l'asterisco si trovano sul luogo dell'accaduto
Il mattino del 10 giugno 1944 a Monterotondo Marittimo un grosso gruppo di partigiani della III Brigata Garibaldi entrò in paese e disarmò la Guardia Repubblicana.
L'intento era di forzare il Consorzio Agrario e distribuire le scorte alla popolazione.
L'azione era stata pianificata con largo anticipo e aveva l'appoggio di tutta la popolazione del paese: i carabinieri si erano da tempo messi a disposizione della brigata partigiana e gli abitanti avevano cucito e regalato ai partigiani delle camice rosse. I partigiani distribuirono volantini di saluto ma dopo uno scontro fra una pattuglia e un automezzo tedesco il progetto di restituire l'ammasso dei viveri ai civili venne fermato e cominciò un'opera di fortificazione.
Vennero abbattuti alberi sulle strade e furono scavate fosse di protezione. Difatti nel corso della mattina le SS si riavvicinarono in forze, si trattava di SS italiane, ovvero truppa volontaria italiana con ufficiali tedeschi (la colonna motocorazzata faceva parte di un'operazione più ampia con centro a Castelnuovo Val di Cecina e che nei giorni successivi giorni coinvolgerà tragicamente anche la miniera di Niccioleta). Dopo un primo attacco a sorpresa dei partigiani i soldati delle SS assediarono il paese con mortai e mitragliatrici pesanti.
I partigiani ingaggiarono battaglia e riuscirono a resistere per alcune ore dando così il modo alla popolazione di disperdersi nella campagna e infine si ritirarono nel primo pomeriggio lasciando cinque caduti e portando con se numerosi feriti.
Il tenente Alfredo Gallistru, che aveva organizzato le strategie difensive, venne gravemente ferito e trasportato nascosto in un carro di paglia fino al vicino podere di Piaggia al Tufo. Le cure di un medico russo, prigioniero dei tedeschi poi riuscito a fuggire, non riuscirono però a salvarlo.
Anche i nazifascisti ebbero numerose perdite.
All'ingresso in paese i tedeschi incontrarono pochissime persone, essenzialmente anziani, e non procedettero a ritorsioni. Ma la strana mitezza rientra con tutta probabilità nel piano preordinato di rimanere nella zona per del tempo e farne una base di spedizioni antipartigiane.
Bibliografia
- Se tu vieni quassù tra le rocce…
Partigiani sardi nelle Colline Metallifere Toscane. -
di Carlo Groppi
2006