Sabotaggio alle linee telefoniche
di Alessandro Bargellini, 26-12-2005, Tutti i Diritti Riservati.
Questa storia si svolge nel comune di Firenze.
Monumenti che si riferiscono a questi fatti:
- Lapide di Villa Dani (*) - Cinque Vie, Firenze
- Monumento allo Squadrone "F" - Ponte a Ema, Bagno a Ripoli (FI)
I monumenti segnati con l'asterisco si trovano sul luogo dell'accaduto
Dai mesi aprile-maggio '44 a seguito di disposizioni comunali ma, in realtà, da ordini del comando germanico di zona sito in Ponte a Ema, è richiesto a molti abitanti di via delle Cinque Vie in località Pian d'Ema un servizio di vigilanza alla rete telefonica tedesca che attraversa il Ponte a Ema.
Tra questi Arturo Labardi (nato al Galluzzo il 23/9/1883, contadino, coniugato), con i figli Ernesto e Giulio ed Attilio Marucelli (nato a Rignano sull'Arno il 27/9/1896, bracciante agricolo, coniugato) che devono controllare un tratto campestre fiancheggiante la via delle Cinque Vie.
Intorno al mezzogiorno del 30/6/1944 Ottavina Tucci, moglie del Marucelli, viene a sapere che nel tratto sorvegliato dal marito e dal Labardi, precisamente nel tratto compreso tra i civici 72 e 74, è stato tagliato il cavo telefonico e che i tedeschi sono gia presenti sul luogo da mezz'ora. Subito lo raggiunge e questi cerca di rassicurarla, dicendo di non preoccuparsi.
Anche Ernesto Labardi, verso le 13.00, è messo a conoscenza di quanto è accaduto ed anche lui si porta alla ricerca del padre.
Dopo aver riattivato la linea, i tedeschi prendono il Marucelli e con una macchina lo conducono al loro Comando di Ponte a Ema. Sono tre militari di cui uno, con i gradi di maresciallo, che parla italiano e, sembra, con cadenza fiorentina.
Il giovane Labardi ritorna alla propria abitazione, ma poco dopo vi giunge un'auto tedesca che chiede di Arturo Labardi. La moglie, Rosa Azzurrini, gli dice che il marito è ancora sul luogo del sabotaggio ed allora i soldati se ne vanno.
Nel primo pomeriggio dello stesso giorno, intorno alle ore 14:00, l'uomo fa ritorno verso casa accompagnato però da sei soldati germanici, tra cui il maresciallo più sopra citato. La moglie gli si sta facendo incontro quando gli viene perentoriamente ordinato di allontanarsi. Appena fatti pochi passi sente una raffica di arma automatica ed allora torna indietro: presso una siepe, nel luogo dove è stato trovato tagliato il cavo giace, riverso sull'erba, il corpo del Marucelli con accanto quello del Labardi. Sono stati fucilati alle spalle dal maresciallo che ha sparato un intero caricatore di mitra dopo avergli ordinato di portarsi verso il luogo del sabotaggio.
La raffica è udita anche da Ernesto Labardi che presagisce qualcosa di estremamente drammatico e solo dopo che l'auto tedesca se ne è andata accorre sul luogo dove ha lasciato il padre. Ha così modo di vedere quale triste sorte è toccata all'incolpevole genitore ed al suo compagno di sventura.
Dopo poco il sottufficiale comunica a Sarino Vitali, abitante la Villa del Vecchio al civico 72 e che è stato testimone di quest'atto infame, di recarsi al Comune per chiedere il carro funebre per il trasporto dei "due delinquenti".
I cadaveri verranno rimossi solo in serata, alle 18:00 circa, e poi sepolti nel cimitero di San Felice a Ema. I due guardafili fucilati saranno sostituiti per una decina di giorni dai fratelli Ernesto e Giulio Labardi, figli di una delle vittime.
Da una lettera di don Fosco Martinelli, priore di Santa Margherita a Montici, indirizzata al Cardinale Elia Dalla Costa si apprende un particolare di un certo rilievo. Al momento del sabotaggio del cavo (di cui s'ignorano i responsabili) doveva svolgere le mansioni di guardafili un ragazzo, tale Mariotti, in sostituzione dell'assente Arturo Labardi.
Il giovane sarebbe stato condotto con la madre ed il Marucelli al Comando tedesco a Grassina per ritornare poi tutti insieme alle 14:30. Il Mariotti e la donna sarebbero stati mandati a casa e contemporaneamente veniva chiamato il Labardi. Il resto come abbiamo detto finora.
Attilio Marucelli è ora tumulato nel Sacrario dei caduti partigiani del cimitero della Misericordia di Rifredi.
Nota
S'ignora, in questa sede, le cause che hanno condotto alla morte anche il Dumas Palmieri citato nella lapide di Villa Dani.
Bibliografia
- 1994 - 50º anniversario della liberazione
-
a cura di Massimo Casprini
CRC Antella, 1994
- Le stragi nazifasciste in Toscana
-
a cura di R. Absalom, P. Carucci, A. Franceschini, J. Lambertz, F. Nudi, S. Slaviero
Carocci, 2004
- Preti fiorentini: Giorni di guerra 1940-1945
Lettere al vescovo -
a cura di G. Villani
LEF, 1992