Violenze alla fattoria di Querceto

di Alessandro Bargellini, 9-4-2006, Tutti i Diritti Riservati.

Questa storia si svolge nel comune di Greve in Chianti (FI).

Monumenti che si riferiscono a questi fatti:
- Lapide della fattoria di Querceto (*) - Dudda, Greve in Chianti (FI)
- Monumento della Panca - La Panca, Greve in Chianti (FI)

I monumenti segnati con l'asterisco si trovano sul luogo dell'accaduto

Il 24/7/44 a Dudda, alla Fattoria di Querceto, i tedeschi fucilano in due distinte esecuzioni 6 civili: Antonio Pianigiani (nato a Greve in Chianti il 29/3/1889, mezzadro del podere "Santa Margherita", coniugato), il di lui figlio Gino Pianigiani (nato a Greve in Chianti il 24/7/1923, mezzadro anch'egli nello stesso podere del padre, celibe), Olinto Paolini (nato a Greve in Chianti il 2/12/1883, mezzadro del podere "Quercetino", celibe), Angiolo Giulio Fanucci (nato a Borgo a Baggiano il 24/6/1869, agente agrario della Fattoria di Querceto, coniugato), Quintilio Bandinelli (nato a Greve in Chianti il 1/11/1897, coltivatore diretto, coniugato) ed Elio Forni (nato a Greve in Chianti il 19/7/1906, operaio agricolo, coniugato).

L'origine di quest'eccidio pare sia da ricercarsi nell'uccisione di un militare germanico, tale caporal maggiore Rudolf Tamm, appartenente alla V Compagnia dell'869° Reggimento di Fanteria. Il 23/7/1944 un contadino del podere "San Lorenzo" di Santa Maria a Colonica lo avrebbe trovato intento a trafugare del vino da una botte e l'avrebbe ucciso a coltellate, occultandone poi il cadavere. Non essendo il Tamm presente all'appello serale, i camerati ne avevano avviato le ricerche che si erano rivelate infruttuose. Da qui il rastrellamento dei civili e la conseguente vendetta.

Infatti il giorno seguente, 24/7/1944, il giovane Gino Pianigiani è catturato da soldati tedeschi. Minacciato di morte è costretto a condurre un suo paio di buoi alla sede del Comando germanico presso la Fattoria di Querceto, di proprietà della famiglia François, rifacimento con torre e mura merlate di un antico fortilizio medievale, circondato da querceti e con un bel giardino. Altri soldati lo derubano di due vitelle, suini e pollame. Viene quindi rinchiuso in una stanza della fattoria dove già si trovano imprigionati altri due civili: Angiolo Giulio Fanucci e Olinto Paolini.

Quest'ultimi sono stati presi intorno alle ore 11:00 dello stesso giorno mentre si stavano recando alla Fattoria di Querceto per prendere del vino.

Per tutto il giorno sono tenuti senza vitto e senza conoscere il motivo del loro fermo.
Alla sera, non vedendo rincasare il figlio, Antonio Pianigiani si porta alla sua ricerca e, venuto a sapere della cattura, decide di recarsi al Comando tedesco. Inutile cercare spiegazioni perché per tutta risposta viene anche lui imprigionato ed unito agli altri.

La sorte di questi uomini si compie quando vengono condotti fuori dalla loro "cella" ed obbligati a scavare due buche con la scusa che serviranno da postazioni per mitragliatrici. Sono le ore 20:00 quando, a due a due, sono fatti inginocchiare sull'orlo delle fosse, uccisi a colpi d'arma automatica e sotterrati: il giovane Pianigiani (assassinato nel giorno del suo ventunesimo compleanno) col Fanucci, il padre con il Paolini.

Da una relazione del 1/8/1944 all'O.S.S. risulterà aver assistito a quest'esecuzione una bambina di 12 anni e che l'ora riportata era quella delle 18:00.
Ma non è finita qui.

Nel rifugio detto "Buca delle Fate", nel terreno di proprietà di Quintilio Bandinelli posto nella vicina frazione di Vico, numerosi civili hanno trovato ospitalità per ripararsi dalle cannonate che stanno segnalando l'avvicinarsi del fronte di combattimento.

Approssimativamente alle 23:00 (le 19:00, dalla realzione all'O.S.S. citata più sopra) vi giungono i tedeschi che incominciano ad interrogare i presenti.

Individuato nel Bandinelli il proprietario del terreno nel quale si trova il rifugio, lo costringono a seguirlo al Comando di Querceto per comunicazioni urgenti. Considerata l'ora tarda decide di seguirlo, di personale iniziativa, il suo pigionale Elio Forni, segnando così il proprio destino.

Giunti alla fattoria sono legati a due alberi e selvaggiamente seviziati, fra grida strazianti udite dagli abitanti della zona. La loro agonia termina quando sono anch'essi trucidati, colpiti alla testa con armi da fuoco.
Il totale disprezzo della vita di queste vittime pare testimoniato dai canti e suoni che i militari accompagnavano nel compiere quest'atto di pura barbarie.

Secondo una relazione di don Narciso Verniani, parroco di San Michele a Dudda, al Sindaco di Greve in Chianti del 7/11/1944 si apprende che la locale popolazione non aveva rapporti con i partigiani, neppure in maniera indiretta.

La responsabilità di tale eccidio sembrerebbe ricadere sugli uomini della 356 Divisione Fanteria operativa nella zona all'epoca di questi avvenimenti.

Nota

In detta lapide è presente anche il nome di Pietro Olmastroni (nato a Figline V.no il 14/3/1876, celibe), mezzadro del podere "Giuncaie", ucciso dai tedeschi il 22/7/44 in località Frassino (Santa Maria di Pitignano).

Bibliografia

Le rappresaglie nazifasciste sulle popolazioni toscane
Diario di diciassette mesi di sofferenze e di eroismi
di Ugo Jona
1992
La Seconda guerra mondiale da Greve in Chianti a Firenze
di Carlo Baldini
Polistampa, 1994

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